LO "SFASCINO": SACRO O PROFANO? REALTA' O SUPERSTIZIONE?
Il 24 Dicembre alle ore 24 scatta la magia ma non parliamo di Cenerentola..
Oltre a festeggiare la nascita di Gesù Bambino in Calabria sopravvive una tradizione che sta in bilico su quel filo sottile che separa il sacro dal profano, la realtà oggettiva dalla più vaga superstizione.
Le vecchiette tramandavano alle loro figlie o nipoti – questo, un tempo, era una “sapienza” soltanto femminile – il loro sapere antico dell’arte dello “sfascino“.
In Calabria se hai mal di testa o sbadigli troppo si suol dire che ti hanno “affascinato”. Oppure che qualcuno ti ha “preso d’occhio” (tradotto letteralmente) nel senso di : “ha gettato uno sguardo malevolo su di te” facendoti semplicemente un complimento, solo apparentemente benevolo, oppure ha provato invidia.
Nei diversi paesini della regione per difendere il malcapitato vittima dell’ affascino ci sono usanze diverse: qualcuno ti fa lavare il viso con acqua e sale, altri sanno dirti se è stato un uomo o una donna a “prenderti d’occhio”. Insomma se ti trovi in questa meravigliosa regione e ti viene mal di testa la prima cosa da fare è cercare qualcuno che sappia “sfascinarti“.
Queste pratiche “magiche” si possono imparare. Chi possiede infatti questo “potere” lo può tramandare solo la notte di Natale. La credenza vuole che non si debbano scrivere, ma bisogna imparare tutto a memoria altrimenti anche chi ti ha insegnato perde il “potere”.
E’ una credenza popolare molto diffusa all’interno dei paesi calabresi e in ogni famiglia c’è almeno un componente che riesce a “sfascinarti“. In realtà sono solo delle orazioni agli Spiriti Celesti che vengono recitate per far sì che passi tutto. Quindi, niente paura: si tratta di magia buona.
Non possiamo dire con certezza se si tratta di realtà o superstizione però quello che possiamo dire con sicurezza è che funziona, ma a condizione che la persona che richiede …. creda a tutto questo.
Sentiamo dire spesso nella zona di Cosenza “mi hanno piccìato” che significa “su di me hanno gettato il malocchio”. È qualcosa di quasi tangibile, che di certo non viene insegnato a scuola, ma è patrimonio di tutti, anche di quelli più cinici che, quando sentono una frase del genere fanno spallucce e sorridono con sufficienza. Salvo poi a correre dalla nonna o dalla vecchia zia a farsi sfascinare in segreto.
E quella del “malocchio” non è solo una delle tante leggende narrate di generazione in generazione fino ai nostri giorni, persino Pirandello parla del malocchio in una sua famosa commedia. Il protagonista, infatti, Rosario Chiarchiaro, vittima delle dicerie dei suoi compaesani che lo evitano in quanto menagramo , decide sfidare tutti e, presentandosi dal giudice, pretende che gli sia rilasciata una pubblica patente di jettatore per trarne profitto. E come non ricordare Lino Banfi in un suo famosissimo film, immerso in una vasca intento ad allontanare il malocchio con la celebre frase che ha conquistato milioni di italiani: “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”.
Non ci è dato sapere però quali siano le parole di queste preghiere, dobbiamo aspettare il 24 sera per impararle… . con fede!